lunedì 6 luglio 2009

E' stato un attimo...



.. eri li, a pochi metri da me, intenta a sistemare le cartelle che qualche cliente aveva appena visionato, eri talmente indaffarata nel tuo lavoro, seduta su quello scomodo pouff che non ti sei nemmeno accorta di me... e non ti sei nemmeno accorta che nella foga di finire il lavoro in fretta allargavi sempre di più le gambe, evidentemente non eri abituata a quella minigonna cortissima che qualcuno ti aveva costretto ad indossare per il tuo lavoro di standista. E io ero li, davanti a te, quando girandomi verso lo scaffale là in fondo ti ho vista. Effettivamente non è che abbia visto il tuo viso in quel momento, ma lo sguardo, come attratto da una magica calamita ha velocemente accarezzato le tue gambe, fermandosi li, esattamente in mezzo alle tue gambe affusolate e velate da un morbido collant bianco. Tu continuavi indaffarata nel tuo lavoro, mentre per me improvvisamente tutto il rumore della fiera è come se si fosse dolcemente ovattato, c'era un silenzio innaturale, tutto viaggiava al rallentatore, e le tue dolci gambe velate si muovevano lentamente facendosi ammirare sempre di più. con gli occhi ho accarezzato le tue dolci ginocchia, assaporando la morbidezza di quel collant finissimo, sono salito lungo le gambe ad accarezzare l'interno delle cosce, fino laggiù, dove gambe e collant si uniscono intorno a quel magico fiore. Non ricordo che scarpe avevi, o come eri vestita, ricordo solo il velo bianco e trasparente che copriva le tue gambe, la cucitura che si faceva intravedere lassù e probabilmente il chiaro delle tue mutandine appoggiate tra le calze e il tuo sesso.
Poi come scosso da un fremito ho alzato lo sguardo, e tu eri li.... che mi guardavi con un dolce sorriso, mi sei sembrata bellissima, mentre la vergogna saliva dentro di me. Ma tu hai continuato a sorridere, hai alzato impercettibilmente la fronte, e mi è parso di scorgere un timido occhiolino. Poi improvvisamente una pacca sulle spalle mi ha risvegliato dal quel magico tepore, "dai andiamo, quì abbiamo finito..." mi sono alzato come un automa, mi sono avviato verso l'uscita, ma prima di oltrepassare l'ingresso mi sono girato, come per assicurarmi che il sogno fosse realtà, e tu eri li, con la tua gonna grigia cortissima, le tue morbide calze bianche e il tuo bellissimo sorriso. Chissà se hai notato la mia felicità chiusa dentro i pantaloni.

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